UE: stretta su greenwashing e nuovi fondi per la sostenibilità

L’Unione Europea è attiva sul fronte della sostenibilità. Non solo norme contro il nuovo fenomeno del greenwashing, ma anche fondi e incentivi alle imprese sostenibili
Non si può negare che l’Unione Europea stia prendendo sul serio la questione climatica mettendola al centro della sua agenda politica.

Lo dimostrano le varie norme e protocolli adottati nel corso degli anni: il Protocollo di Tokyo del 1997, il pacchetto energia pulita del 2018 che si pone l’ambizioso obiettivo di ridurre le emissioni di GES (gas ad effetto serra) del 40% e, sempre del 2018, il pacchetto di norme sulla governance dell’energia e del clima.

Ultimamente si parla molto degli ultimi obiettivi che Bruxelles si sta ponendo per il 2035 come quelli degli edifici e delle abitazioni a basso impatto e dello stop alla produzione delle auto a diesel e a benzina. Si richiede uno sforzo massiccio ai governi nazionali e alle medie e grandi imprese per riconvertire l’economia di oggi, basata sui combustibili fossili, in un’economia a basso impatto ambientale.

La battaglia al greenwashing

L’UE come abbiamo detto sta combattendo questa sua battaglia su tutti i fronti senza esclusione di colpi. Tra le ultime proposte di legge ce ne è una che vuole mettere in riga le grandi (ma anche medie) imprese un po’ furbe, che ricorrono al greenwashing.

Per chi non lo sapesse, il greenwashing è quella pratica scorretta con la quale le aziende, appunto, “lavano” la loro immagine di mostri ecologici appiccicando etichette, loghi o certificazioni green senza alcun reale valore e senza aver intrapreso nessuna reale azione ecosostenibile nella loro filiera produttiva.

Questo fenomeno di marketing può risultare molto dannoso per questa battaglia perché inganna il consumatore che vorrebbe fare la sua piccola parte ed alimenta la diffusione di quelle aziende che sono parte del problema, rimanendo sul mercato in maniera competitiva a discapito delle imprese veramente green.

Greenwashing, non farti fregare

Per combattere il greenwashing, l’Unione Europea sta studiando un sistema di verifiche e controlli che dimostrino il vero impatto e la vera carbon footprint dei prodotti o servizi offerti sul territorio europeo.

Non sarà semplice perché il linguaggio ecofriendly è studiato e vivisezionato dai giganti del marketing.

Bisogna quindi istruire i consumatori ad essere più consapevoli e attenti durante le fasi di acquisto, senza far sì che la maggior parte di loro si soffermi solo sui colori o sui bollini dall’aspetto sostenibile, ma invitando l’utenza a compiere un ulteriore sforzo di leggere effettivamente cosa si comprando.

L’industria alimentare è piena di prodotti tinti di verde ecosostenibile. Un’infinità di etichette che recitano “Bio, allevato in modo sostenibile, alimentato da prodotti naturali” ecc.

Il cambiamento è imminente: l’opportunità è adesso

I disegni di legge messi sul tavolo da Bruxelles mirano a sradicare le varie label che sono facilmente manipolabili, aggirabili con un linguaggio piuttosto vago sulle etichette.

In futuro le aziende dovranno comprovare la loro effettiva greeness, se i loro prodotti vengono venduti come green o ottenuti da materiali riciclabili.

Chi avrà a cuore questo tema di vitale importanza o capirà come si muoverà la burocrazia che regola il mercato avrà il vantaggio di avere la propria azienda completamente convertita entro gli anni stabiliti dall’Agenda 2030 e ottenere un vantaggio commerciale rispetto alle altre imprese.

Norme europee, quali sono e quando verranno messe in pratica

L’Europa non solo promuove e incentiva queste politiche green sul continente ma è particolarmente attiva nello stabilire parametri, indicazioni e idee a bassa emissione di gas effetto serra a livello internazionale.

Lo testimonia il recente Accordo di Parigi del 2015, che si prefissa l’obiettivo di contrastare l’aumento delle temperature della Terra di oltre i 2 gradi rispetto ai livelli pre industriali.

Un accordo sottoscritto da 196 paesi e che viene rivisto, corretto e aggiustato ogni 5 anni a seconda degli obiettivi centrati o meno.

Il Green Deal europeo

Un altro piano di azione stabilito, questa volta a livello continentale, è il Green Deal europeo del 2019, che  prefissa per l’Europa l’obiettivo di essere il primo continente a impatto climatico neutro entro il 2050, promuovendo sempre di più le economie circolari e salvaguardando la biodiversità.

L’EU ETS

Un’altra idea che può interessare le aziende, messa in atto sempre dall’Unione Europea nel 2005 è l’EU ETS.

Letteralmente una piattaforma di trading dove le varie industrie possono acquistare o cedere le proprie quote di carbonio, quote che l’UE assegna ad ogni settore industriale.
Se siete al di sotto della vostra soglia potete cedere questi permessi ad altre industrie.

Questo sistema promuove l’innovazione tecnologica in materia di riciclaggio e diminuzione degli sprechi e farà guadagnare quelle imprese che prenderanno sul serio il tema della sostenibilità aziendale in termini di impatto climatico.

L’Unione Europea non usa solo il potere legislativo per promuovere le sue politiche sulla sostenibilità, ma istituisce anche fondi per incentivare in maniera molto concreta quelle aziende che si impegneranno a rispettare i vari parametri posti dal Parlamento Europeo.

Il fondo NextGenerationEU

Tra i vari Fondi troviamo il NextGenerationEU, che finanzia progetti di transizione ecologica e digitale con ben 750 miliardi, l’Horizon Europe che finanzia l’innovazione in ambiti come il trasporto e l’agricoltura sostenibile, bioeconomia ecc. con ben 95,5 miliardi di euro e il Fondo Life attivo dal 2014 e che dal 2021 al 2027 conterà circa 5 miliardi di euro che finanzieranno progetti pilota sulla transizione ecologica e sulle economie a basso impatto ambientale.

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