Giovani che incolpano i propri padri per gli errori commessi.
C’è un modo per abbattere i muri generazionali e cooperare insieme?
Seduti ad un grande tavolo capita di trovarsi a un faccia a faccia con diverse persone, di età provenienza e profilo diverso.
In qualche modo è questa l’immagine più vicina per cogliere la portata e l’ordinarietà di un incontro che si perpetua nel tempo e che è inevitabile, quello tra le generazioni.
Dentro e fuori le mura domestiche
È così per quella tavola familiare e domestica, per cui ognuno di noi prima o poi si trova a fare i conti con i genitori e con i nonni e ci si domanda: cosa ci lasciano loro?
Quale sarà il nostro compito?
Cosa lasceremo noi ai nostri figli?
Così dovrebbe essere anche fuori dalle pareti domestiche, ma di fatto non lo è.
Convivenza tra generazioni
Dal 1925 al 2015 hanno convissuto ben cinque generazioni.
Un dato molto importante che ci fa capire in che modo siamo arrivati ad oggi.
I silenziosi, i millennial, la generazione X, Y e Z quanti appellativi abbiamo per collocare socialmente un individuo in quello specifico arco temporale?
Alzare i muri
Indubbiamente è stato molto utile a individuare le criticità di una generazione migliorandola, ma ha portato ad alzare muri altissimi tra genitori e figli, tra nonni e nipoti.
Quelli che oggi si vedono puntare il dito perché vecchi o rimbambiti, in realtà sono coloro da cui dovremmo prendere più ispirazione di vita.
Il vero concetto di resilienza lo ha coniato la generazione del primo dopoguerra, quella che si è rimboccata le maniche e ha portato a un nuovo e roseo futuro fatto di ricostruzione e di sorrisi, di occhi negli occhi e di mani che si stringono.
Reduci da una pandemia mondiale, anche loro hanno imparato a superare la paura di un nemico invisibile e a ritrovare il sorriso.
Invece siamo abituati a vedere i giovani che puntano il dito contro gli adulti e li accusano di aver distrutto il mondo o di portarlo alla rovina.
Prendere o discriminare?
Dobbiamo discriminare le generazioni che hanno guidato il mondo fino ad oggi, oppure riusciamo a prendere qualcosa di buono da coloro che ci hanno messo al mondo e nel loro piccolo hanno cercato di renderlo sempre migliore?
È probabile che la classe sociale che ha guidato il Paese a fine millennio scorso abbia fatto degli errori e che, grazie alla spinta dell’avvento tecnologico, non abbia saputo sostenere il peso di tante e diverse responsabilità, scivolando silenziosamente in una spirale che di sostenibile non ha quasi nulla.
Ma non tutto ciò che hanno fatto è da buttare via.
È proprio grazie alle generazioni di metà/fine millennio precedente se gli esseri umani oggi godono di diritti lavorativi, tanto per fare un esempio.
È grazie alle mamme che hanno lottato per l’indipendenza e per il diritto al lavoro, che le donne oggi hanno la possibilità di scegliere per se stesse e di decidere della loro vita autonomamente.
Il vecchio e il nuovo
Di esempi se ne potrebbe parlare a lungo, ma il quadro drammatico è che viviamo in un momento dove il vecchio è restio a lasciar posto al nuovo.
Il nuovo, da parte sua, sviluppa una forma di rabbia verso il vecchio e lo denigra.
Così assistiamo a una lotta continua tra padri e figli che sfocia nelle battaglie mediatiche e spesso ridicolizza chi non è ancora pronto.
Un esempio lampante è racchiuso nel movimento di Greta Thunberg: Friday For Future.
Un’organizzazione che ha mosso i primi passi con le migliori intenzioni sociali e ambientali, ma che con il tempo ha rischiato di ridursi a un radicale e perentorio j’accuse verso la generazione adulta.
Chi sono i Friday For Future e qual è la loro missione?
È il 2018 e una ragazzina liceale si siede davanti la scuola con un cartello che recita così: “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero scolastico per il clima).
Il tutto richiama la protesta del 2015 fatta da un gruppo indipendente di studenti che scioperano in nome della COP21, la conferenza che si è tenuta a Parigi dal 31 novembre al 12 dicembre 2015 sui cambiamenti climatici.
La protesta
La protesta, che si diffuse a macchia d’olio in diversi Paesi, si basava su due aspetti fondamentali: 100% di energia pulita e fonti rinnovabili.
Quella ragazzina risponde al nome di Greta Thunberg e, mossa da ondate di calore anomalo, iniziò a scioperare tutti i venerdì davanti alla sua scuola per chiedere al governo di allinearsi rispettando gli accordi del convegno di Parigi.
Da lì il movimento rivoluzionario si propaga a macchia d’olio in diversi continenti e tante scuole iniziano a seguire l’esempio di Greta.
Friday For Future è proprio lo slogan di questo movimento ed ha una potenza tale da andare oltre gli scioperi scolastici, trasformandoli in vere e proprie manifestazioni pacifiche a sostegno del clima.
Perché i Friday For Future sono additati dalle generazioni precedenti?
Sebbene l’intento di Greta sia nobile, esattamente come tutti i partecipanti al movimento, esistono dei comportamenti che fanno contrasto con le ideologie del movimento.
Tanto per citare un esempio: il viaggio fatto da Greta in barca a vela nel 2019 per andare dall’Inghilterra in America dove era in programma un summit dell’ONU sull’ecologia.
Il gesto fece scalpore verso chi ha realmente studiato l’impatto dei consumi sul clima, tanto che la ragazza venne additata come consumista per aver utilizzato non solo la barca ma diversi voli per gli equipaggi che poi portarono la barca nuovamente nel territorio inglese.
Ora questo è solo un esempio singolo, ma ci sono diversi atteggiamenti e comportamenti che la generazione di Greta dovrebbe imparare a modificare prima di predicare l’ecologicamente corretto.
L’intervento del giornalista australiano Andrew Bolt
Ciò è racchiuso nell’intervento del giornalista australiano Andrew Bolt, il quale scrive:
“Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni sala d’aula; le vostre lezioni sono tutte fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici; invece di camminare a scuola prendete una flotta di mezzi privati che intasano le vie pubbliche; siete i maggiori consumatori di beni di consumo di tutta la storia, comprando in continuazione i più costosi capi di abbigliamento per essere ‘trendy’; la vostra protesta è pubblicizzata con mezzi digitali e elettronici.
Ragazzi, prima di protestare, spegnete l’aria condizionata, andate a scuola a piedi, spegnete i vostri telefonini e leggete un libro, fatevi un panino invece di acquistare cibo confezionato.
“Niente di ciò accadrà, perché siete egoisti, mal educati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale più sfrenato. Svegliatevi, maturate e chiudete la bocca. Informatevi dei fatti prima di protestare”.
Questo nuovo modo di utilizzare la presunzione da parte delle nuove generazioni, li rende ciechi di fonte ai loro comportamenti, oltre che meno umili in caso di errori.
Probabilmente si è dimenticato un po’ di galateo nel saper affrontare le generazioni passate, accusandole di aver fatto qualcosa di sbagliato e ponendoli davanti a un problema.
Cosa possiamo imparare dalle generazioni precedenti?
Se una volta eravamo abituati a sederci la sera a tavola e a rispettare il più anziano, ascoltando in religioso silenzio cosa aveva da dire dall’inizio fino alla fine, oggi rischiamo di non presentarci nemmeno al desinare collettivo.
Una formula sbagliata che evita il confronto e sminuisce l’importanza del rispetto.
Se c’è qualcosa che dal passato dovremmo portare nel futuro è proprio il senso di rispetto e di fiducia che mira ad eliminare il giudizio tra le parti e predilige il confronto costruttivo.
Certi che questo genere di attributi sono solamente un valore aggiunto per un mondo più sostenibile.