Il No profit vale 80 miliardi di euro, ovvero il 5% del PIL, occupando 1,14 milioni di lavoratori retribuiti e 5,5 milioni di volontari.
Rischio collasso
Dall’inizio della pandemia l’economia italiana ha quasi rischiato il collasso: una crisi sanitaria, finanziaria e sociale che tuttavia ha potuto contare sull’appoggio dell’economia sociale del Terzo Settore.
La quarta economia dell’Italia
Con un valore economico di 80 miliardi di euro che contribuisce al 5% del PIL nazionale, il Terzo settore che è stato sempre considerato come marginale nel sistema economico italiano, è in realtà diventato la quarta economia dell’Italia.
Dati interessanti che portati alla luce da una ricerca realizzata da Srm di Intesa San Paolo dal titolo “I nuovi scenari economici di fronte alla sfida del Covid-19” .
Economia sociale: nuovi aspetti
Analisi che hanno evidenziato nuovi aspetti dell’economia sociale: se si prende in considerazione la quantificazione in termini di risparmio sociale scaturite dalle ore di lavoro non retribuite messe a disposizioni da quasi 5,5 milioni di volontari e dando lavoro a 1,14 milioni di lavoratori retribuiti risulta semplice evincere che l’economia sociale non si limita alla mera attività delle organizzazioni non profit ma diventa una rete di supporto, di tipo socioeconomico, al servizio delle imprese for profit.
Appare evidente, quindi, che il Terzo settore è divenuto esso stesso parte integrante dell’economia italiana.
Questo stravolge il concetto di sussidiarietà conferendogli la dinamicità di una forza aggregante che metta insieme imprese for profit, imprese non profit e pubblica amministrazione per definire comuni linee di intervento.
L’ultimo Censimento Istat
Un altro dato interessante da analizzare di questa ricerca riguarda l’ultimo censimento dell’Istat che annovera “350.492 istituzioni non profit, (+2,05% rispetto al 2016, +48,99% sul 2001), che impiegano 844.775 dipendenti (+3,9% sul 2016, +72,92% sul 2011).
Più in dettaglio aumenta il peso delle istituzioni non profit rispetto al complesso del sistema produttivo nazionale (dal 5,8% del 2001 all’8,0% del 2017), ed aumenta il peso anche in termini di numero di dipendenti (dal 4,8% del 2001 al 7,0% del 2017). Inoltre, rispetto al 2016, la crescita del numero di istituzioni risulta più sostenuta al Sud (+3,1%), rispetto al Nord-Ovest (+2,4%) e al Centro (+2,3%)”.