Il flexwashing sta danneggiando lo Smart working

Lo smart working ha come caratteristica di base la flessibilità, ma se le aziende non rispondono a questo requisito si cade nel flexwashing.

Se pensiamo allo smart working e alle caratteristiche del lavoro agile, in primis quella di flessibilità, sicuramente non andiamo a pensare a pratiche di green washing.  Bèh non potremmo fare un errore più grande.

Il momento storico sociale

Stiamo vivendo in un momento storico sociale, nonché lavorativo, che attraversa una profonda trasformazione e adattamento e come tale presenta delle insidie molto ben nascoste dalle quali dovremmo guardarci.

Essere sostenibili oggi è una priorità e molte aziende stanno anteponendo quest’immagine, spesso fittizia, all’agire in maniera realmente sostenibile.

Proprio per questo motivo chi oggi è in cerca di un lavoro, o chi vorrebbe migliorare la propria condizione lavorativa, deve senza ombra di dubbio fare attenzione a questa moda aziendale che attira nuove reclute con modalità di lavoro non proprio flessibili.

È da qui che viene coniato il vocabolo del flexwashing.

Cos’è il flexwashing

Sappiamo che il greenwashing viene utilizzato per indicare le pratiche delle organizzazioni attente alle problematiche ambientali e verdi, ma che in realtà non compiono vere e proprie azioni per essere effettivamente sostenibili.

Ecco che il flexwashing diventa il vocabolo per indicare quelle aziende che promettono il lavoro flessibile ma che in realtà poi non riescono a mantenerlo e vanno a tessere una serie di regole per il dipendente che non rispettano la flessibilità di uno smart working o lavoro agile.

Quali sono le forme di lavoro flessibili?

Non c’è ancora una vera e propria regola dello smart working, ma da un paio di anni a questa parte, abbiamo visto che il lavoro agile presenta delle caratteristiche imprescindibili.

Una delle regole importanti riguarda proprio la fiducia tra il lavoratore e il datore di lavoro, una relazione che porta l’azienda a non dover costringere il dipendente a fare orari di lavoro o a giorni prestabiliti.

Ecco ad oggi non funziona così

Molte aziende intendono lo smart working come la possibilità per il dipendente di lavorare da casa a giorni alterni, ma obbligati – utilizzando la formula lunedì mercoled’ venerdì in ufficio e martedì/giovedì a casa .

Questo è un grande errore.

A meno che non si abbia a che fare con amministrazione ospedaliera, dove l’accesso alle cartelle cliniche è regolato da un orario prestabilito, oppure un agente di borsa, dove il lavoro è obbligato dagli orari dei mercati azionari internazionali, non c’è un impedimento vero e proprio al lavoro flessibile se non la mentalità aziendale e del datore di lavoro.

Quali dovrebbero essere le forme di flessibilità lavorativa?

Lavoro da remoto

La formula di lavoro a distanza che la pandemia ha evidenziato maggiormente. Queste formule sono completamente indipendenti da orari e da giorni di presenza e hanno dato la possibilità alle aziende di risparmiare i costi sulla locazione degli affitti.

Il lavoro ibrido

Caratterizzato dalla possibilità di comporre la settimana lavorativa alternando il lavoro da remoto con quello in presenza. È una sorta di part time a casa mischiato con un part time in ufficio. Qui le aziende commettono l’errore di assegnare i giorni d’ufficio e limitare la flessibilità del dipendente.

L’orario di lavoro flessibile

La modalità di lavoro preferita dai genitori che in questo modo possono dedicarsi con grande attenzione sia all’attività lavorativa, senza dover rinunciare alla genitorialità, in quanto l’orario è completamente flessibile ed è a discrezione del lavoratore scegliere l’orario di lavoro.

La settimana lavorativa ridotta

Alcune aziende, non molte, danno la possibilità ai dipendenti di poter organizzare il lavoro in quattro giornate da 10 ore, parlando infatti di settimana ridotta o di venerdì con partenza anticipata.

Qual è  la vera flessibilità?

Flessibilità si traduce in autonomia.

Ovviamente non tutti i lavori si prestano allo smart working, alcune professioni hanno bisogno di più team building all’interno dell’azienda o sono limitate. Però la direzione che stanno prendendo le imprese, va verso l’assunzione di lavoratori flessibili, dato che oltre il 40% dei lavoratori prevede di lasciare il proprio posto nei prossimi 6 mesi.

Lo studio di Jabra ha dimostrato che i dipendenti con maggiore autonomia portano all’inclusione, alla produttività, danno maggiore fiducia e benessere nel posto di lavoro.

Ma allo stato attuale si registra solo il 20% di dipendenti con una piena flessibilità di dove e come lavorare.

Best Practise

È bene quindi che quando un’azienda mette all’interno del proprio annuncio di lavoro la caratteristica di lavoro da remoto flessibile, mantenga la parola.

Solo così riuscirà ad essere credibile, a avvalersi di un dipendente felice e soddisfatto, ma soprattutto a rispettare i canoni della sostenibilità.

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