Patagonia cambia padrone e ridisegna il modo di fare business sostenibile

Yvon Chouinard mantiene la sua linea sostenibile e lascia l’azienda in eredità a un’organizzazione no profit, generando il primo caso studio nella storia dell’imprenditoria e della finanza.

Patagonia cambia padrone

Patagonia cambia padrone. Non si parla d’altro in queste ultime settimane ed è stato raccontato davvero di tutto sulla società d’abbigliamento fondata da Yvon Chouinard.

Patagonia, la celebre azienda di abbigliamento sportivo californiana, ha da sempre avuto un grande impatto sulla sostenibilità mondiale. Già nel 2017 aveva vinto il premio aziendale per l’economia circolare dal claim “perché buttarlo se puoi ripararlo?”.

Oggi però fa notizia perché proprio il suo fondatore, alla celebre età di 83 anni, invece di destinare il suo bene primario ai prosperi, ha deciso di regalarla ad un’organizzazione no profit che investirà i guadagni nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Un cambiamento radicale, una notizia mai sentita prima nell’ambito finanziario o aziendale, comunicata con una grandissima semplicità e immediatezza.

Il comunicato stampa firmato da Chouinard ha viaggiato in tutto il mondo e ha suscitato diverse reazioni da parte di chi lo leggeva.

Le reazioni dal mondo

C’è chi ha ammirato questa scelta, c’è chi invece l’ha criticata. C’è chi ha iniziato ad interrogarsi su come sia possibile che un imprenditore di fama internazionale, che è valutata per circa 3 miliardi di dollari e può vantare su circa 100 milioni di euro l’anno di profitto, possa compiere una simile scelta.

Un passo storico

Con effetto immediato, insieme alla sua famiglia, Chouinard ha ceduto tutte le proprie azioni, valutate circa 3 miliardi di dollari, a due nuove entità, il Patagonia Purpose Trust e l’Holdfast Collective.

Ogni dollaro non reinvestito nell’azienda sarà distribuito sotto forma di dividendi per proteggere il pianeta.

Holdfast Collective, ovvero l’organizzazione no profit, gestirà il 98% delle quote ricevendo i profitti extra sotto forma di dividendi e li investirà per combattere la crisi ambientale; mentre Patagonia Purpose Trust, la fondazione neo-costituita, garantirà continuità nelle linee strategiche aziendali.

L’impegno ambientale e sostenibile di Patagonia

La scelta di Yvonne Chouinard rappresenta una decisione storica per il mondo del business.

È noto a tutti che lui non si sia mai sentito un vero e proprio impresario, ma un uomo innamorato dell’ambiente ed eccentrico, con una visione dell’imprenditoria capitalista tutta propria.

Gli unici che non si stupiscono di questa scelta da parte del fondatore, sono proprio i più fedeli follower del marchio, quelle persone che lo hanno visto crescere e maturare nel tempo e che hanno vissuto sulla propria “pelle” l’esperienza di un’azienda che fa sostenibilità a almeno 50 anni.

“Al “going public” abbiamo preferito il “going purpose”

Invece di estrarre valore dalla natura e trasformarlo in profitti per gli investitori, useremo la prosperità generata da Patagonia per proteggere la vera fonte di ogni ricchezza.” si legge all’interno del comunicato di Chouinard. in effetti di strade ce ne erano diverse: vendere l’azienda, quotarla in borsa, ma tutte sarebbero state disastrose per il mantenimento della mission aziendale.

Una rivoluzione nel mondo finanziario

La scelta di Patagonia non è rivoluzionaria solamente dal punto di vista della sostenibilità, ma va a ridisegnare quelle che sono leggende mitologiche anche all’interno del mercato finanziario.

È abitudine pensare che la finanza si scontri con il no profit. Ecco la decisione di Chouinard va proprio a sfatare questo falso mito, creando un nuovo legame tra il sistema finanziario e le organizzazioni no profit.

Nuovo legame finanziario

Se da un lato c’è chi parla con ammirazione, dall’altro c’è chi prova a vederci un passaggio generazionale non poco corretto.

È il caso di Bloomberg, la testata giornalistica, che spiega come nell’ordinamento statunitense ci sono ben 32 tipi di organizzazioni no profit: il più comune in assoluto si chiama 501(c)3 e può richiedere l’esenzione dalle tasse federali e statali.

Qualsiasi donazione a una 501(c)3, inoltre, dà diritto a una detrazione.

Holdfast collective invece è una 501(c)4. 

Questa formula offre delle opportunità in più che risultano molto in linea con gli scopi di Yvon Chouinard, come quella di possedere società private e di effettuare donazioni illimitate ai partiti politici.

Dall’altro lato, però, le donazioni a suo favore vengono tassate. In aggiunta, il fondatore di Patagonia dovrà pagare le tasse sulle azioni che ha trasferito al trust, per un ammontare di 17,5 milioni di euro.

Si tratta tuttavia di una cifra irrisoria rispetto alla somma che avrebbe dovuto sborsare se avesse venduto la società. Considerato che Patagonia è valutata in 3 miliardi di euro, il conto avrebbe superato i 700 milioni.

A questo si sarebbero aggiunte le tasse di successione: il prelievo sulle grandi fortune arriva al 40 per cento.

Francesco Santioli: “l’ultimo passo”

«L’ultimo passo “istituzionale” forse sono state le società benefit – si legge all’interno dell’intervento del nostro CEO, Francesco Santioli, su questo evento senza paragoni – prima ancora le imprese sociali: nuove forme profit e non profit che in qualche maniera rappresentano una cucitura tra il mondo dell’impresa e il bene comune, cambiando lo sguardo delle prime verso la cosa pubblica e concentrandolo sul secondo, distraendolo dalla mera massimizzazione del profitto.

Prima ancora abbiamo conosciuto le forme cooperative, le fondazioni filantropiche, fino a risalire al 1950, momento dell’affaccio sul dibattito pubblico del concetto di responsabilità sociale dell’impresa, che ha lungo l’ha fatta da padrone, per poi mutare anch’esso fino a mettersi in disparte.»

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