Parliamo sempre molto di come possiamo fare la differenza individualmente scegliendo cosa comprare e non, leggendo etichette, provenienza o imballaggio.
L’alimentazione sostenibile parte proprio da qui.
Quindi la spesa al supermercato e cosa mettiamo a tavola non fanno eccezioni, anzi.
Il settore agricolo
Il settore agricolo è tra quelli più inquinanti e manca ancora molto tempo prima che riesca a raggiungere gli standard richiesti per impattare meno.
Nel frattempo noi però possiamo ancora fare la differenza e mandare messaggi alle aziende agricole, al fine di guidare alcune catene di produzione attraverso i nostri acquisti.
Uno dei primi passi per fare tutto ciò è adottare un’alimentazione sostenibile.
Vediamo insieme quali sono i regimi alimentari migliori, che soddisfino sia il nostro fabbisogno, che quello della Terra.
Cos’è un’alimentazione sostenibile e il suo impatto
Adottare un regime alimentare sostenibile va ben oltre l’integrazione di prodotti salutari per la persona e per l’ambiente.
Innanzitutto, per alimentazione sostenibile si indica una dieta che soddisfi il fabbisogno energetico dell’uomo e che allo stesso tempo non rechi danno all’ambiente.
La FAO
Secondo la FAO, l’organo mondiale Onu che si occupa di nutrizione, integrare abitudini alimentari sostenibili non riguarda solamente la scelta dei prodotti, ma anche promuovere e sostenere pratiche agricole che abbiano a cuore alcuni temi come:
- riduzione degli sprechi d’acqua
- coltivazioni stagionali
- coltivazioni plant-based ossia interamente vegetali
- promozione del consumo di pesce
- riduzione degli sprechi alimentari
- promuovere in generale cibi senza additivi chimici o zuccheri raffinati.
Il WWF
Anche il WWF raccomanda di non adottare uno stile alimentare specifico, anche per non interferire sugli usi e sulle tradizioni delle varie culture, ma di ridurre il consumo di carne rossa, aumentare quello di pesce (ma non di allevamento intensivo) e scegliere più prodotti vegetali sempre secondo le disponibilità del territorio locale in modo da ridurre anche i costi e le emissioni dovute al trasporto di prodotti non stagionali.
I benefici dell’ambiente
Per capire quanto l’ambiente possa beneficiare di più dall’attenzione da parte nostra quando ci sediamo a tavola, basta tenere a mente alcuni numeri: il 16% delle emissioni Co2 sono emesse dal settore agricolo, il 30% della superficie globale è occupata da campi coltivabili e pascoli, il 75% dell’acqua viene consumata qui.
Si stima che senza paletti o target da rispettare, l’aumento delle emissioni legate al settore agroalimentare possono aumentare del 90%.
In UK si calcola che il 60% delle proteine sono di origine animale e il 20% degli inglesi mangia poca o quasi per nulla proteine vegetali.
Inoltre, si stima che se non viene messo un freno, la domanda di carni ruminanti possa crescere dell’88% entro il 2050, carni che come sappiamo hanno un bilancio non troppo positivo tra calorie/proteine (12% di proteine) e spreco di risorse che le proietta tra quelle inquinanti.
Dieta e Coltivazione: il salto di paradigma
Un cambio di paradigma nelle nostre diete e sulle tecniche di coltivazione è obbligatorio se vogliamo veder aumentare le possibilità di fermare il riscaldamento climatico.
Si stima che se l’Europa sostenesse a pieno regime tecniche di coltivazione organiche potremmo ridurre le emissioni del settore agricolo del 40% entro il 2050, dando inoltre l’opportunità alle generazioni future di poter riusare quel terreno, cosa che non accadrebbe se venisse bombardato di fertilizzanti e pesticidi per soddisfare la domanda sempre più crescente.
Restando sempre in Europa, essendo popoli molto tolleranti ai latticini, il consumo di latte e derivati è poco fuori la top5, dominata dalle carni di manzo e bovino con l’intrusione dei gamberi allevati intensamente, uno degli alimenti più inquinanti per rapporto emissione di Co2/grammi di proteine.
Sarà sicuramente una delle categorie a cui dovremmo pensare di rinunciare più spesso per vederne ridotto il consumo.
L’industria farmaceutica
Oltre ad avere un grosso impatto sulle risorse idriche e sui terreni arabili, gli allevamenti intensivi richiedono un enorme sforzo anche da parte dell’industria farmaceutica, la quale fornisce agli allevatori gli antibiotici in quantità enormi: si stima che il 50-80% degli antibiotici consumati tra Cina, USA e Brasile siano destinati agli animali da allevamento.
Questo porta indirettamente l’uomo a sviluppare una resistenza agli antibiotici.
Allevamenti di prodotti vegetali: vietato esagerare!
Non bisogna però fare l’errore di abbassare la guardia anche con gli allevamenti di prodotti vegetali.
Per esempio, le piantagioni di soia in Brasile stanno diventando un grosso problema: l’uso massiccio di questo vegetale crea conflitti tra le popolazioni locali che vedono le loro terre depredate dalle multinazionali, essendo una produzione molto meccanizzata non crea posti di lavoro, è causa di disboscamenti (in Brazile, nella regione del Cerrado, si stima sia stato disboscata un’area grande quanto la Corea del Sud) e alla fine del ciclo di coltivazione il terreno rimane infertile e non più riutilizzabile per altre colture.
Quelli del lavoro, delle comunità locali afflitte da operazioni del genere e della demineralizzazione dei terreni sono aspetti su cui bisogna fare divulgazione e mettere in conto quando scegliamo come mangiare.
Qual è il regime alimentare migliore?
Secondo l’opinione di molti esperti, un maggior consumo di proteine vegetali è imprescindibile se vogliamo sostenere l’ambiente.
La sensibilizzazione sui diritti degli animali ha dato le luci della ribalta alle diete vegane, ossia quelle che escludono tutti i prodotti derivanti dagli animali.
Niente latte, carne, pesce, formaggi, ecc.
La scelta di non mangiare solamente carne di animali da terra, ma anche di pesce darebbe un bel contributo nel ripopolare i mari e aumentarne la biodiversità.
La dieta vegetariana
La dieta vegetariana, invece, sembra essere un compromesso più accettabile rispetto alla rigidità di quella vegana.
Gli esperti consigliano sempre di preferire il pesce alla carne, e se dobbiamo proprio mangiarne una, preferire più volte la carne bianca a quella rossa.
Le diete vegetariane sono le diete più sostenibili secondo uno studio condotto nell’Università di Oxford.
Non solo sono sostenibili per l’ambiente ma anche per le vostre tasche: si stima che nei paesi del primo mondo, la dieta vegana (tra il 21 il 34%) e quella vegetariana (tra il 27 e il 31%) siano anche tra le più economiche.
La dieta flexitariana
Un’altra dieta che sta andando molto ultimamente è la cosiddetta dieta flexitariana.
Nome che deriva dalla sua flessibilità.
In questo regime alimentare è permesso l’inserimento della carne e dei latticini, sempre in moderazione e sempre con una preferenza verso i prodotti ittici.
Una dieta moderata e che segua in buona parte i dettami delle diete vegetariane, vegane e pesciatariane riduce la mortalità del 12%.
Partiamo dal modo in cui facciamo la spesa
Oltre al regime alimentare è bene anche cambiare modo di fare la spesa e rivolgersi agli agricoltori locali facendo la spesa più al mercato che al supermercato e incentivare un’alimentazione a km0.